Incontri speciali: intervista a Giusy Tigano

In copertina: da sinistra Franco Carlisi, Giusy Tigano e il pianista Davide Ferro il giorno dell’inaugurazione, giovedì 12 ottobre

Grande successo a Roma per la mostra fotografica “Romanzo italiano” a Spazio Field – Palazzo Brancaccio, andata in scena dal 12 al 29 ottobre 2023.

Assolute protagoniste le opere fotografiche di Franco Carlisi e Francesco Cito.

Curata da Giusy Tigano, organizzata dall’agenzia fotografica milanese GT Art Photo Agency in collaborazione con SMI Technologies & Consulting Srl, con il patrocinio del Municipio I di Roma Centro, la mostra ha presentato 120 fotografie in bianco e nero di due autori di rilievo nel panorama fotografico nazionale e internazionale, che si confrontano e lasciano dialogare le proprie fotografie per comporre insieme una narrazione a due voci su un tema comune, quello del matrimonio. Scopri di più cliccando qui.

Abbiamo incontrato e intervistato Giusy Tigano (nella foto qui sotto), curatrice della mostra, che racconta come è nata l’idea della mostra in collaborazione con SMI Technologies & Consulting Srl, illustra le poetiche dei due autori, i loro “segreti” e le loro peculiarità.

Le foto di Franco Carlisi e Francesco Cito sul tema del matrimonio hanno riscosso un grande successo di pubblico. Come nasce l’idea della mostra mettendo insieme per la prima volta i lavori dei due autori?

L’idea di questo progetto espositivo nasce da lontano. Franco Carlisi e Francesco Cito fanno parte dell’Agenzia fotografica di Milano “GT Art Photo Agency”, che ho fondato e dirigo da oltre dieci anni e che si occupa di promuovere la fotografia d’autore. Da diverso tempo desideravo mettere insieme i loro due progetti, “Il valzer di un giorno” di Carlisi e “Matrimoni napoletani” di Cito, innanzitutto perché, sebbene con linguaggi e poetiche ovviamente differenti, affrontano entrambi il tema del matrimonio al sud Italia: Carlisi puntando l’obbiettivo sulla Sicilia, Cito su Napoli. Secondariamente perché trovo in queste due differenti letture una comune capacità di interpretare il tessuto sociale e culturale di riferimento e di restituire attraverso il mezzo fotografico un caleidoscopio di emozioni, di richiami e di possibili messaggi attraverso un linguaggio originale e completamente fuori dagli schemi. Due progetti che hanno ottenuto importantissimi riconoscimenti, ma che fino ad oggi sono stati presentati sempre separatamente. E’ il momento di portarli alla luce insieme e di lasciarli dialogare per favorire parallelismi interessanti, risonanze poetiche, riflessioni nuove e inediti passaggi emozionali. 

Quali sono le caratteristiche artistiche che differenziano le opere fotografiche di Carlisi da quelle di Cito?

Sono due ricerche differenti, che nascono in due contesti molto particolari accomunati dal punto di vista culturale da una particolare considerazione del rito del matrimonio: momento significativo per la coppia ma anche per le rispettive famiglie e per la comunità sociale più prossima alle stesse.

Le fotografie di Carlisi disvelano principalmente l’infinita gamma di emozioni che investono gli sposi e le loro famiglie in questo giorno speciale. Sono immagini particolarmente suggestive, ricche di enfasi nei loro vividi contrasti, dense di pathos e di sentimenti forti. Sono come piccole finestre spalancate sull’anima, generose di dettagli, di evocazioni, di sollecitazioni simboliche e di rivelazioni.

Le fotografie di Cito descrivono il contesto scenografico e di rappresentazione di sé tipico di una società da sempre legata alla necessità e al bisogno di ostentare, fedele a un particolare gusto esibizionistico e a un amore innato per la teatralità. Così che il matrimonio possa davvero proporsi come un “evento” il più possibile fuori dall’ordinario. L’autore descrive con sguardo disincantato e curioso il “fuori le quinte” di queste messe in scena e di questa visione partecipata del matrimonio “indimenticabile”.

Due poetiche diverse per un tema comune, perché il matrimonio al Sud Italia è sempre un giorno particolarmente sentito e i due fotografi ce lo raccontano uscendo completamente dagli stereotipi di genere e offrendone una visione inedita e in controtendenza. 

Il pannello introduttivo alla mostra con a sinistra una fotografia di Franco Carlisi e a destra una fotografia di Francesco Cito

Cosa ha potuto trovare il pubblico in questa mostra?

“Romanzo italiano” è la combinazione di due visioni diverse su un tema comune che si integrano e si richiamano, due capitoli distinti ma complementari di uno stesso romanzo votato all’ “italianità”: una sfida ma anche una grandissima opportunità, perché mettere insieme due artisti che hanno affrontato lo stesso argomento con un’intenzione e una sensibilità propria riesce a generare un dialogo interno alla mostra che arricchisce l’esperienza del visitatore attraverso una molteplicità di sguardi, di interpretazioni e di visione.

Le 120 le fotografie esposte, nel loro susseguirsi incalzante e coinvolgente, hanno raccontato uno spaccato della società del nostro Sud infrangendo i confini delle rispettive geografie e raggiungendo uno spazio di lettura più ampio, dove i temi dell’unione di coppia e quello della famiglia hanno valenza universale. Lo sguardo è quello di due fotografi d’eccezione, capaci di una particolare magia creativa e trasformativa nel catturare del “grande passo” i tanti e diversi significati e le più delicate sfumature simboliche, che ci introducono nel loro luogo di indagine. Ma l’esito del percorso espositivo è quello di un’immersione totale in altri mondi – fatti di memoria, di richiami, di storie e di sentimento – che in realtà ci ricollegano al nostro, attraverso una rete infinita di possibili collegamenti con le nostre istanze emotive più intime e con la nostra propria storia personale e familiare.  

Come si è sviluppata la mostra?

La mostra fotografica si è svolta nello Spazio Field di Palazzo Brancaccio e si è sviluppata attraverso 3 splendide sale espositive, cui se ne è aggiunta una quarta dedicata agli approfondimenti e alla proiezione video.

Curata dallo studio di Architettura luoghiCOMUNI e ideata concettualmente insieme ai curatori, l’installazione ha proposto in modo silenzioso e acromatico stimolando un continuo rimando tra le opere fotografiche e la storia personale di chi visita la mostra. Esaltando l’intensità evocativa delle immagini, ne rafforza la potenza comunicativa in modo suggestivo rimanendo tuttavia molto discreta e tenendo sempre al centro dell’attenzione la fotografia d’autore e l’estro poetico dei due fotografi.

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